La Conquista Di Plassans by Émile Zola

La Conquista Di Plassans by Émile Zola

autore:Émile Zola
La lingua: it
Format: mobi
Tags: Classics, Fiction
ISBN: 9788811365181
editore: Garzanti Libri
pubblicato: 2011-03-14T23:00:00+00:00


CAPITOLO XV

Un venerdì, la signora Paloque, che entrava a San Saturnino, fu molto meravigliata di vedere Marthe inginocchiata davanti alla cappella di San Michele. L'abate Faujas stava confessando.

«Guarda un po'!», pensò; «avrà finito per commuovere il cuore dell'abate? Voglio rimanere. Se venisse la signora de Condamin, sarebbe una bella scena».

Prese una sedia, un po' indietro, s'inginocchiò a metà, col viso tra le mani, fingendosi immersa in una preghiera ardente; intanto guardava attraverso le dita divaricate. La chiesa era molto cupa. Marthe, con la testa china sul suo libro da messa, sembrava addormentata; spiccava come una massa nera contro il biancore di un pilastro; e, di tutto il suo essere, soltanto le spalle apparivano vive, sollevate da profondi sospiri. Era così profondamente prostrata che, ad ogni nuova penitente che l'abate Faujas mandava via, si dimenticava che era il suo turno. L'abate aspettava un istante, s'impazientiva, batteva piccoli colpi secchi contro il legno del confessionale. Allora una delle donne che erano lì, vedendo che Marthe non si moveva, si decideva a passarle avanti. La cappella si andava vuotando, Marthe rimaneva immobile e come incosciente.

«È proprio innamorata cotta», disse tra sé la Paloque; «che indecenza, mettersi in mostra così in una chiesa... Ah, ecco la signora de Condamin».

In effetti, la signora de Condamin stava entrando. Si fermò un istante davanti alla pila dell'acquasanta, si tolse un guanto, si segnò con un gesto grazioso. Il suo vestito di seta produsse un lieve sussurro nello stretto passaggio tra le sedie. Quando s'inginocchiò, riempì l'alta volta del fruscìo delle sue gonne. Aveva il solito aspetto gioioso, rivolgeva un sorriso alle tenebre della chiesa. Ben presto rimasero soltanto lei e Marthe. L'abate s'impazientiva, batteva più forte contro il legno del confessionale.

«Signora, tocca a voi, io sono l'ultima», mormorò cortesemente la signora de Condamin, chinandosi verso Marthe, che non aveva riconosciuto.

Marthe volse il viso, un viso nervosamente teso, pallido per un'emozione straordinaria; sembrò che non capisse. Si destava da una specie di sonno estatico, sbattendo le palpebre.

«Ebbene, signore, ebbene?», disse l'abate, aprendo a metà la porta del confessionale.

La signora de Condamin si alzò, sorridente, obbedendo al richiamo del prete. Ma, avendola riconosciuta, Marthe entrò di slancio nella cappella; poi cadde di nuovo in ginocchio, rimase lì, a tre passi dal confessionale.

La Paloque si divertiva un mucchio; sperava che le due donne si sarebbero prese per i capelli. Marthe doveva sentire tutto, poiché la signora de Condamin aveva una voce flautata; chiacchierava sui suoi peccati, animava il confessionale con un delizioso cicaleccio. A un certo momento si mise perfino a ridere: una risatina soffocata, che fece alzare a Marthe il viso sofferente. Del resto, la sua confessione non durò a lungo. Stava andando via, quando ritornò indietro, inchinandosi, chiacchierando sempre, ma senza inginocchiarsi.

«Quella diavolessa della malora prende in giro la signora Mouret e l'abate», pensò la moglie del giudice; «è troppo astuta per complicarsi la vita».

Finalmente la signora de Condamin se ne andò. Marthe la seguì con lo sguardo, sembrava che aspettasse che fosse scomparsa. Allora si appoggiò al confessionale, si lasciò cader giù, urtò duramente il legno con le ginocchia.



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